Papa Francesco, profughi e parrocchie

Lettera della Caritas diocesana di Imola sull'appello di Papa Francesco all'accoglienza dei profughi, pubblicata sul Nuovo Diario Messaggero del 12/09/2015

"Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede, di essere 'prossimi' dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: 'Coraggio, pazienza!'"

Eccola la nuova sfida che ci lancia Papa Francesco. Come ci ha ormai abituato a fare – ma guai ad abituarsi alle sue esortazioni! – senza mediazioni, senza interpretazioni, ci offre la Parola del Vangelo così come si presenta, dandoci riferimenti molto concreti su come metterla in pratica nel quotidiano, guardando alla realtà che ci sta di fronte.

"Ogni parrocchia e comunità religiosa d’Europa accolga una famiglia di profughi."

Lo aveva detto domenica scorsa all’Angelus, lo ha ribadito con lo stile asciutto e diretto di Twitter due giorni dopo, accompagnando la frase con l’hashtag #Giubileo.

Come volesse dire che il Giubileo della Misericordia, oltre che l’occasione per un pellegrinaggio a Roma, può e deve essere una nuova ripartenza per le nostre comunità.

"Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. […] La coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa; questo non è Dio, è il nostro peccato".

Il Papa parte dalla “crisi umanitaria più grave dalla seconda guerra mondiale” (cit. Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) per dire a ciascuna delle nostre comunità di svegliarsi. Per dire a ciascuna delle nostre parrocchie che nessuna risorsa umana, economica, finanziaria, immobiliare, può più andare sprecata. Che nessun talento può rimanere sepolto sotto terra. Che nessuna famiglia, che sia straniera o italiana, può più essere abbandonata a se stessa. Occorrerà mettersi in discussione e rivedere le nostre priorità? E’ la sfida a cui ci mette di fronte ogni giorno il Vangelo!

Come Caritas diocesana di Imola ci uniamo all’appello del Papa, esortando le parrocchie a comunicarci la propria disponibilità, in termini di volontari, di professionalità, di locali... Nel caso specifico del nostro territorio, l’accoglienza dei profughi viene gestita dalla Prefettura di Bologna, e già da anni esiste un rapporto di fiducia con la Chiesa locale attraverso la Caritas. Come da comunicato stampa pubblicato sul Nuovo Diario del 06/06/2015 in questo momento stiamo ospitando sei profughi, seguiti da due mediatori culturali, più altri operatori Caritas e volontari. Il percorso che porta alla loro integrazione è lungo e complesso, poiché nel momento dell’arrivo le persone si trovano sprovviste di tutto, non solo di beni primari ma anche di punti di riferimento culturali e sociali. Nell’immediato chiediamo allora alle parrocchie di rendersi disponibili all’accoglienza non dei nuovi arrivati, ma di quelle persone, già accolte, alle quali serve più tempo per progettare il proprio futuro e continuare il percorso di integrazione già avviato.

In questo modo è possibile liberare posti che la Caritas diocesana può destinare a nuovi arrivi.

Di fronte al gran numero di persone bisognose di accoglienza occorre infatti rimanere coi piedi per terra e valutare i passi da compiere non solo in base all’emotività del momento, ma anche con la responsabilità di cosa comporta nel concreto.

Ci auguriamo di ricevere presto sollecitazioni, idee, suggerimenti, adesioni su questa sfida: non esistono ricette pronte, ma solo la volontà di accogliere la provocazione di Francesco.

                                                                                                                                                                                                Caritas diocesana di Imola