Caritas Parrocchiali
PUNTI QUALIFICANTI AFFINCHÉ UN GRUPPO CARITATIVO PARROCCHIALE
POSSA DEFINIRSI CARITAS PARROCCHIALE (O INTERPARROCCHIALE)
Premessa
La Caritas parrocchiale, prima di rappresentare un qualcosa da fare per i poveri, interroga la parrocchia sulla verità del proprio essere. La comunità ha bisogno di essere sempre più consapevole che la liturgia e la catechesi la conducono a vivere l’Amore di Dio. La Caritas parrocchiale è pertanto l’organismo pastorale che ricorda ed aiuta l’intera comunità a vivere questo Amore e per questo fa parte del Consiglio pastorale parrocchiale.
- I volontari siano persone che vivono la vita della parrocchia e sensibili alla carità che, in comunione con il Parroco, sappiano coinvolgere gli altri fedeli educandoli alla carità. Tra i volontari vi sia possibilmente un ministro istituito, meglio se accolito, e persone di entrambi i sessi e di diverse età. In ogni Caritas parrocchiale siano impegnati almeno tre volontari.
- È necessario che questi volontari si rapportino tra loro con una certa continuità al fine di compiere, insieme con il Parroco, un discernimento comunitario finalizzato a trovare le modalità più consone per animare la comunità alla carità, per trovare le forme più idonee di sostegno alle persone che chiedono aiuto e per stabilire le priorità di intervento.
- Compito specifico dei volontari è quello di coinvolgere la comunità parrocchiale e, se necessario, agire direttamente aprendo un Centro di Ascolto in parrocchia e recandosi con una certa continuità presso le abitazioni di buona parte delle famiglie assistite.
- Il gruppo di volontari abbia primariamente a cuore l’ascolto delle persone nell’ottica dello “stare di più e fare di meno”. L’aiuto materiale non deve essere considerato il più importante né il prioritario, ma dovrà essere privilegiata la relazione e l’accompagnamento, l’empatia, il sostegno educativo, il risveglio del senso religioso. La Caritas parrocchiale dovrà diventare sempre più punto di riferimento stabile, non tanto un luogo di distribuzione, pur considerandolo spesso irrinunciabile.
- I volontari evitino ogni forma di assistenzialismo; a loro è chiesto di tessere relazioni sul territorio, di essere voce dei più poveri, figure di mediazione nei confronti del Servizio pubblico senza sostituirsi a coloro che chiedono aiuto.
- I volontari si impegnino a partecipare a tutti i momenti formativi organizzati dalla Caritas diocesana e dalla stessa parrocchia.
- Ai volontari è chiesto di tenere, direttamente o attraverso il loro referente, un continuo rapporto con la Caritas diocesana. I casi più problematici delle persone seguite saranno discussi con essa. Le azioni della Caritas parrocchiale nei confronti degli enti esterni e che esulano dal normale rapporto volontario–assistito devono essere condivise con la Caritas diocesana stessa.
- La Caritas parrocchiale si raccordi con il Parroco per gestire un fondo economico parrocchiale tenendone l’opportuna “prima nota”. Cerchi di limitare le erogazioni economiche, condivise sempre con il Parroco, soprattutto quelle a fondo perduto, nell’ottica della responsabilizzazione della famiglia assistita.
maggio 2013